#AChatWith: Le Pietre dei Giganti

Nate nel 2016, Le Pietre Dei Giganti esordiscono con un Ep autoprodotto, Fanno Male!, registrato in presa diretta al Boomker Sound di Firenze, in cui sperimenta un sound ruvido con largo uso di fuzz, frequenze basse e cantato in italiano. Dopo l’ep d’esordio la band viene messa sotto contratto da Overdub Recordings e comincia a farsi conoscere con alcune date in Toscana ed in Piemonte, per poi chiudersi in studio ad agosto. Il disco d’esordio, uscito lo scorso Novembre, è stato registrato presso il Monolith Recordings studio (Vitulano, BR) e vede alla produzione Filippo “Phil Liar” Buono (Teverts, Slow Nerve, Fukjo, I Maiali…). L’album e stato anticipato dalla pubblicazione del singolo “Vuoto” e da due videoclip: “Greta” e “La canzone del sole”. Ce ne hanno parlato in quest’intervista.unnamed

L’intervista

Ciao ragazzi, chi sono Le Pietre Dei Giganti e perché portano questo nome?

Ciao! Il nome è in un certo senso un omaggio ai gruppi dell’era d’oro del prog italiano, che portavano la lingua italiana in generi nuovi. La parola pietra, inoltre, richiama certe sonorità dure che si possono ritrovare in alcune nostre canzoni.

Alla fine dello scorso anno avete pubblicato un nuovo lavoro, ‘’Abissi”. Di cosa parla?

Abissi parla, principalmente, dell’irrisolto. Ci piaceva la parola perché richiama un concetto liquido. Ogni brano racconta un abisso differente, ci sono storie che parlano di lutti e di incomunicabilità, racconti dal nostro vissuto personale o ispirati da opere letterarie.

Come nascono dal punto di vista compositivo le tracce di ‘’Abissi”?

Quasi tutte le tracce nascono da delle bozze registrate ed arrangiate con Logic Pro. Una volta che un’idea assume una forma lavorabile, cominciamo a passarci le tracce ed ognuno del gruppo mette mano alla propria parte. Di solito quando ci ritroviamo in sala ognuno ha già pronto il pezzo. Ci sono alcune eccezioni, come Canzone Del Sole, in cui abbiamo scritto prima il testo e poi abbiamo composto la musica attorno alle parole.

Quante cose sono cambiate da i tempi del primo Ep “Fanno Male!”?

Una marea. “Fanno Male” era dato dall’urgenza di uscire fuori con qualcosa, per cominciare a piazzare le prime date ed entrare nell’ambiente. Ai tempi facevamo delle date disastrose, in cui sparavamo i fuzz a tutto volume agli avventori dei pub del giovedì sera. Siamo passati dal suonare nella soffitta del vecchio bassista ad aprire una serata al Glue. A livello di sound abbiamo tutti fatto passi da giganti. L’incontro e la collaborazione con Overdub Recordings e la realizzazione del disco al Monolith Recording Studios di Phil Liar ci hanno proiettato in una dimensione completamente differente. Ora siamo una band vera e propria, lavorare insieme è sempre più divertente perché condividiamo un interesse ed una visione comune.

Quali motivazioni vi hanno portato alla scelta di ‘’Vuoto” come primo singolo?

La pacca. Abbiamo scelto un brano breve, che suonasse come uno schiaffo in faccia. Inoltre, il monito alla fine del pezzo fornisce un buon assaggio delle tematiche del disco: “ora e per sempre non dire cosa vera, ignora e sii sereno, ignora e sii sereno.

È un momento molto difficile per tutti, questo del Covid-19; come può venirci in soccorso la musica?

Ascoltandone tanta. La musica è uno dei modi migliori per ammazzare la noia. Se lasciamo da un attimo le legittime preoccupazioni su che cosa sarà il dopo, questo è un momento prezioso da sfruttare per riflettere e dare spazio a quelle cose per cui normalmente non abbiamo tempo, come ascoltare con calma un disco, o imparare a suonare uno strumento.

Che ne pensate delle iniziative a supporto del settore?

Beh, fanno sempre bene. In questo momento, per un gruppo come il nostro, è importante capire come continuare a proporre la propria musica ma, allo stesso tempo, pensiamo anche ai tanti locali dove abbiamo suonato o dove dovevamo suonare e alle tonnellate di difficoltà che possono incontrare in questo frangente.

Ci consiglierete 1 libro, 1 serie e 1 disco?

Lore: L’idiota di Dostoevskij, The Wire e Cymande dei Cymande

Francesco N.: Il mare dove non si tocca, Il califfato, Metz dei Metz

Nicco: Trainspotting di Irvine Welsh, Dark, Bruto minore dei Ronin

Francesco U.: Neuromante, City on a hill, Mini Mansions dei Mini Mansions

Quali sono le vostre speranze post-crisi?

La nostra speranza è che questo momento ci faccia risentire il bisogno e l’urgenza di stare insieme, di incontrarsi in una piazza, di partecipare, andare a sentire della musica, bersi una birra in compagnia. Sicuramente la rete è utile per molte cose ma non può sostituire il contatto umano, la vicinanza, il calore. In questo momento storico siamo tutti un po’ più soli e da questa solitudine può nascere una forza nuova, un cambiamento che ci faccia sentire quanto abbiamo bisogno dell’altro, di essere parte di un tutto che non guarda solo all’interesse del singolo.

Contatti:

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