#AChatWith: Le rose e il deserto

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Il protagonista di #AChatWith di oggi è Le rose e il deserto, il progetto solista di Luca Cassano, cantautore classe 1985. “Io non sono sabbia” è il suo Ep d’esordio, uscito per PFMusic la scorsa estate. Le cinque canzoni che compongono “Io non sono sabbia” uniscono una ricerca per il testo marcatamente cantautorale ad arrangiamenti dalle influenze pop ed elettroniche nati dalla collaborazione con le Manifatture Morselli Recording di Modena, dove l’EP è stato arrangiato e registrato. Abbiamo parlato dell’Ep e di tantissimo altro in quest’intervista, buona lettura!

L’intervista a Le rose e il deserto

Ciao Luca e benvenuto. Innanzitutto vorrei ci presentassi il tuo progetto, Le rose e il deserto, come nasce?

Da ragazzino ho studiato chitarra classica e pianoforte, ma poi ho abbandonato la musica suonata per vent’anni. Quando nel 2014 ho comprato una nuova chitarra ho dovuto iniziare tutto da capo. Ho ri-iniziato a suonare per gioco e come forma di auto-aiuto in un periodo di grandi cambiamenti nella mia vita. Con il mio coinquilino di allora ci facevamo chiamare “Citofonare Colombo” e ci esibivamo nei locali milanesi portando in giro uno spettacolo fatto di cover e risate con i nostri amici. Nel frattempo però non avevo mai smesso di scrivere, piccole poesie prima e poi anche testi più strutturati. Iniziavo ad avere voglia di cimentarmi con la stesura di una canzone vera e propria. Le rose e il deserto nascono nel Luglio 2018 dal desiderio di dar vita ad un progetto musicale tutto mio, con cui poter portare in giro le canzoni che nel frattempo erano nate senza dover scendere a compromessi.

E perché porta questo nome?

Mi è sempre piaciuta la storia delle rose nel deserto. Questi gioielli che si trovano nel deserto mi hanno sempre fatto pensare a come nasce la mia poesia e la mia scrittura. Le rose del deserto hanno bisogno di gesso nella sabbia, che è abbastanza comune, ma hanno bisogno anche di acqua, che invece è molto rara nei deserti. L’acqua scioglie il gesso ed evaporando crea questa struttura. Nascendo sotto la sabbia, queste rose rimangono nascoste finché un passante non si imbatte in loro e non le vede. Questo mi ha sempre fatto pensare a come nascono i miei versi. Mi immagino lì nascosto sotto i miei pensieri e ad un certo punto un’intuizione li fa venire fuori in forma di versi.

C’è anche un’altra interpretazione de “le rose e il deserto”: da un lato le mie canzoni sono molto intime e sentimentali, spesso malinconiche, e questo rispecchia il mondo delle rose; dall’altro lato, a volte viene fuori qualche canzone più arrabbiata, che rispecchia il mondo del deserto.

Hai pubblicato da alcuni mesi un Ep, IO NON SONO SABBIA. Cosa possiamo ascoltarci dalle sue tracce?

Io non sono sabbia parla di me stesso con la pretesa di farlo in una forma abbastanza generale da rendere le sensazioni e le immagini fruibili anche da chi ascolta le canzoni. Si parla di me, della mia mamma e di quanto fosse bella da ragazza, del mio rapporto con i miei genitori, delle cose che mi fanno paura…

Cosa ti ispira maggiormente nella composizione?

Purtroppo non l’ho ancora capito 😀 L’ispirazione per me è un venticello fresco che viene a va velocissimo. Nello scrivere mi aiuta leggere molto, ma anche scrivere molto aiuta a scrivere meglio. In generale però direi che la cosa più importante è tenere i sensi e la sensibilità sempre accesi e aperti…

Sei riuscito a portare queste tracce sui palchi (fisici o virtuali), in questo periodo così particolare?

Nel 2020 sono riuscito a fare qualche live “reali” nonostante tutte le difficoltà del periodo. In inverno avevo suonato a Ferrara, per la bellissima rassegna “Il silenzio del cantautore” e poi a Seregno (MI) in apertura ai kuTso. In estate avevo suonato a Milano e poi nell’orto botanico di Bisceglie (BT). Al ritorno dalle vacanze estive poi avevo poi aperto i concerti di Gianluca De Rubertis a Bologna e di Alberto Bianco qui a Milano, all’Arci Bellezza. Poi si, anche un po’ di live in streaming, ma quelli….lasciamo perdere 🙂

Quale delle cinque tracce di “Io non sono sabbia” ti rappresenta più da vicino?

Oddio, questa è proprio una domanda cattiva, quasi come chiedere ad un bambino se vuole più bene alla mamma o al papà. Ti direi “Un terzo”: é la prima canzone che Le rose e il deserto hanno scritto, la canzone con cui apro tutti i miei live. Diciamo che è la mia canzone amuleto.

Ti andrebbe di raccontarci qualche aneddoto dai tanti concerti aperti in passato? Ne citerò solo alcuni: Gnut, Bianco, The Niro, kuTso, Sandro Joyeux, Gianluca De Rubertis…

Si, ho avuto la fortuna di aprire il concerto di molti cantautori molto conosciuti. E’ bello confrontarsi con loro, scambiarsi impressioni e “rubare” consigli. Mi piace tenere per me i piccoli episodi da camerino, però posso raccontartene uno: concerto di Sandro Joyeux in cascina Casottello a Milano. La cascina Casottello è una cooperativa gestita per metà da ragazzi italiani e per metà da ragazzi migranti, principalmente africani. Io e Sandro arrivammo praticamente insieme in cascina: dopo trenta secondi lui stava parlando con tutti i ragazzi lì presenti nelle loro lingue d’origine (Wolof, Bambarà, Sosù….) mentre io, come un perfetto pesce fuor d’acqua, mi guardavo intorno cercando di cogliere qualcosa. Poi è comunque stata un serata bellissima.

Il palco dei tuoi sogni?

Mi piacciono molto i concerti piccoli ed intimi…Diciamo che una serata tutta mia all’Arci Bellezza sarebbe il top 🙂

Sei un amante della lettura; quanto è importante nel saper scrivere, a tuo parere?

Grazie per la domanda 🙂 Se penso ad una cosa FONDAMENTALE nella mia vita, ebbene, quella sono i libri. Io praticamente leggo sempre: non c’è un momento della mia vita (da quando ho 13/14 anni) in cui ricordi di non aver avuto un libro o un fumetto sul comodino. Ebbene, “fare il pieno” di parole, essere familiari con questa materia malleabile, delicata, profumata, è fondamentale per scrivere. Questo per lo meno è come io vivo la scrittura.

Cosa è rimasto dell’esperienza in duo dei Citofonare Colombo?

Eravamo scalcagnati, non sapevamo cantare e suonare (e non ci ricordavamo neanche i testi delle canzoni) ma la voglia di esibirci e di fare festa con gli amici vinceva su tutto. Oggi tutto è più serio, più studiato, ma cerco sempre di portare con me sul palco un pochino della leggerezza di cui i live dei Citofonare Colombo erano pieni.

Infine, quali sono i tuoi prossimi progetti?

Beh, direi che per ora c’è solo da aspettare e da sperare di poter tornare a calcare i palchi il prima possibile. Per il resto ho tante canzoni già pronte che aspettano solo di essere registrate…

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